NO AI TAGLI ALL’EDITORIA.
L’art. 21 della Costituzione Italiana garantisce la libertà di informazione ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Nel corso degli anni il legislatore ha interpretato il dettato costituzionale attraverso interventi economici di varia natura finalizzati a sostenere il pluralismo e a tutelare l’ordinamento democratico.
In questa ottica, nel 1981, per far fronte alla prima grande crisi del settore, con la legge 416 furono introdotti nel nostro ordinamento, in un sol tempo, ammortizzatori sociali specifici, strumenti per la modernizzazione del settore dell’editoria, ed il primo provvedimento antitrust che la storia del paese ricordi.
I ripetuti tagli ai contributi effettuati negli ultimi anni, oltre ad aumentare i costi indiretti come le tariffe dei servizi, postali in primo luogo, hanno ridotto di circa due terzi l’ammontare del sostegno pubblico diretto fino ad arrivare ai 180 milioni di Euro dell’ultima erogazione.
Questa politica dei tagli ha decisamente invertito la direzione di marcia che aveva segnato sin quì tutta la storia della Repubblica, proprio in una situazione strutturale in cui, invece, la contrazione della raccolta pubblicitaria, il progressivo orientamento verso piattaforme di distribuzione dei contenuti sempre più flessibili e con minori margini economici, l’aumento dei costi di stampa e di distribuzione, richiederebbero un più qualificato impegno pubblico.
Gli ulteriori tagli lineari annunciati per il prossimo anno, in questo contesto, si abbatterebbero con violenza inaudita sul settore mettendo a rischio oltre 100 testate cooperative, non profit, di idee e di partito, ed almeno 4000 posti di lavoro.
In particolare, se si dovesse effettuare un taglio sull’erogazione prevista per la fine dell’anno in corso si sopprimerebbero inevitabilmente molte linee di credito privato che hanno assicurato alle imprese la liquidità proprio in considerazione del contributo pubblico atteso e la situazione patrimoniale del settore non sarebbe in grado di far fronte all’esposizione finanziaria che ne deriverebbe.
Le forze sociali e produttive del settore chiedono pertanto di:
- Rifinanziare il Fondo per l’Editoria secondo le reali esigenze della filiera e ripristinare il “Diritto soggettivo”.
- Distribuire i fondi secondo i criteri oggettivi, verificabili e più stringenti quali l’occupazione di giornalisti e poligrafici e la vendita.
- Assicurare la certezza della misura dei contributi e tempi di erogazione più brevi.
- Incentivare gli investimenti nel digitale.
- Controllare la platea dei destinatari accertandone la sussistenza dei requisiti.
- Elevare al 21% l’Iva per i prodotti non editoriali in vendita nelle edicole ed utilizzare i conseguenti maggiori introiti dell’erario per il sostegno al sistema.
- Scorporare dal Fondo per l’Editoria le compensazioni per Rai e Poste.
- Informatizzare la rete di distribuzione e vendita.
La libertà di informazione è un diritto indisponibile ed universale, non può essere un privilegio delle grandi concentrazioni finanziarie. Sarebbe perciò irragionevole tagliare il finanziamento in nome del rigore dei conti pubblici salvo far ricadere poi sulla spesa pubblica un aggravio di costi maggiore del risparmio ottenuto quanto a Cassa Integrazione, Indennità di Mobilità e pensionamenti anticipati.
I firmatari del presente appello si riservano dunque di intraprendere tutte le iniziative atte a respingere i tagli, a salvaguardare i principi costituzionali della libertà e del pluralismo dell’informazione e ad impedire la scomparsa delle testate e dei posti di lavoro.
ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA, FEDERCULTURA CONFCOOPERATIVE, FISTEL-CISL ROMA E LAZIO, IL MANIFESTO, IL RIFORMISTA, LIBERAL, LIBERAZIONE, MEDIACOOP, SINAGI ROMA, SLC-CGIL ROMA E LAZIO, TERRA, UILCOM-UIL ROMA E LAZIO.